Le rinnovabili nel Piano Cingolani: dove investiremo nei prossimi anni
Superamento della dipendenza energetica dalla Russia, nuove rotte, stoccaggi, rigassificatori (ne abbiamo parlato approfonditamente qui), ma non solo. Nel Piano nazionale predisposto dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, attenzione è data anche allo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Nonostante la crisi energetica che potrebbe paralizzare alcune attività, e costringerci a un ripensamento radicale delle nostre abitudini quotidiane, il Governo conferma gli impegni di decarbonizzazione per il 2030, che anzi assumono in questa fase un’ulteriore rilevanza strategica per l’aumento dell’indipendenza energetica.
Le rinnovabili “rimangono un fattore strategico” – si legge nel documento ufficiale – perché consentono di ridurre in modo strutturale la domanda di gas. Di quanto? Secondo le stime, nella misura di circa 2 miliardi di Smc ogni 10 TW circa installati. Per non parlare dell’impatto sull’ambiente, con una contrazione importante delle emissioni di CO2.
Per questo il governo prevede lo sviluppo di impianti per la produzione di energia elettrica rinnovabile offshore e onshore, per circa 8 GW l’anno a regime dal 2023.
L’andamento – spiega l’Esecutivo – risulta in linea con le previsioni, comunque nettamente in crescita rispetto agli ultimi anni. In particolare, secondo gli ultimi dati relativi alla potenza rinnovabile neo autorizzata o vincitrice di asta con il GSE, sono attesi in esercizio +9,3 GW tra 2022 e 2023, di cui 7 GW tra gennaio 2022 e marzo 2023, a fronte di meno di 1 GW/anno degli anni precedenti.
E nel frattempo si continueranno ad autorizzare nuovi impianti, per l’autoproduzione o per la vendita dell’energia sul mercato.
Lo sviluppo del biometano
Nel settore dei gas rinnovabili, grande impulso è stato dato allo sviluppo del biometano, che presenta un potenziale di circa 2,5 miliardi di Smc al 2026, ma in progressivo aumento già dal 2022, e agli investimenti a favore della produzione e dell’impiego di idrogeno.
Il biometano è un gas combustibile derivato dal biogas, ottenuto rimuovendo da questo l’anidride carbonica tramite la cosiddetta procedura di purificazione, detta anche upgrading. Contiene almeno il 95% di metano e deriva dal biogas prodotto dalla digestione anaerobica di biomasse in ambiente controllato o in discarica, in seguito alla decomposizione dei rifiuti o dal gas derivante dalla gassificazione delle biomasse.
E’ considerato fondamentale per consentire il graduale passaggio da una economia basata sui carburanti fossili ad una decarbonizzata e più sostenibile. E può essere anche immesso nella rete del gas naturale oppure trasportato come gas compresso o liquefatto e utilizzato per riscaldamento, usi domestici, cogenerazione o altri impieghi nell’industria e per l’autotrazione.
Il biometano è una fonte rinnovabile perché prodotta da biomasse di origine agricola, e sostenibile perché è CO2 neutro e può ridurre in modo significativo anche le emissioni del settore agricolo, circa il 7% delle emissioni GHG in Italia.
Trova spazio importante anche all’interno del PNRR: tra gli obiettivi, c’è proprio quello di migliorare l’utilizzo del biometano, aumentando la produzione di 2,3-2,5 miliardi di metri cubi, il che permetterebbe di ridurre l’utilizzo dei gas a effetto serra di oltre l’80%.
Lo sviluppo dell’idrogeno
Nel Piano nazionale per il risparmio del gas, dicevamo, attenzione anche all’idrogeno. L’idrogeno verde è un elemento fondamentale nel processo di decarbonizzazione dell’industria, dei trasporti e del terziario.
Secondo lo scenario sviluppato da “Hydrogen Roadmap Europe: Un percorso sostenibile per la transizione energetica europea” l’H2 potrebbe coprire, entro il 2050, fino al 24% della domanda di energia e contribuire a ridurre di 560 milioni di tonnellate le emissioni di CO2, creando contemporaneamente 5,4 milioni di posti di lavoro
Anche tra gli obiettivi del PNRR c’è quello di espandere il mercato dell’idrogeno realizzando in Italia il primo grande impianto italiano per la produzione di elettrolizzatori, i dispositivi elettrochimici che consentono di rompere le molecole dell’acqua separando l’idrogeno dall’ossigeno.
Si prevede di raggiungere circa 1 GW di capacità di elettrolisi entro il 2026, e l’installazione di circa 5 GW di capacità di elettrolisi entro il 2030.
In agenda c’è anche lo sviluppo di ulteriori tecnologie per sostenere l’utilizzo finale dell’idrogeno, come le celle a combustibile per gli autocarri.
Si può fare di più sulle rinnovabili?
A fronte di tutto questo, però, secondo alcuni esperti il governo avrebbe potuto fare di più sulle fonti di energia sostenibili.
Secondo le stime di Legambiente, se lo sviluppo delle rinnovabili, nello specifico solare e eolico, fosse proceduto con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010-2013, pari a 5,9 GW l’anno, oggi in Italia avremmo 50 GW in più di impianti, e potremmo ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di mc l’anno, tagliando così le importazioni di gas dalla Russia di ben il 70%.
Ad ogni modo, l’insieme delle misure di diversificazione messe sul tavolo dal Piano Cingolani consentirà nel medio termine – indicativamente a partire dalla seconda metà del 2024 – di ridimensionare drasticamente la dipendenza dal gas russo, e comunque di ridurre l’uso del gas in generale.
Qui le nuove regole sul riscaldamento per l’autunno/inverno 2022-2023, con il Piano di austerity previsto.
Nel breve termine, il governo insiste comunque sulla necessità di risparmiare gas e evitare il più possibile un eccessivo svuotamento degli stoccaggi nazionali, in particolare in previsione della stagione 2023-2024. Per questo, è stato messo a punto un Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas, in linea con le indicazioni della Commissione europea definiti nel Regolamento UE 2022/1369 del 5 agosto 2022.
Qui le regole che dovremo seguire in casa e fuori, per risparmiare, secondo le linee guida dettate dal Ministero della Transizione ecologica.